Il basket dentro una fotografia

Il grande fotografo Ansel Adams ha scritto che una fotografia altro non è che una: “sfolgorante poesia del vero”. Questa definizione mi è improvvisamente tornata in mente quando ho avuto sotto gli occhi l’immagine, scattata dal nostro Giampaolo Rosati durante le fasi di gioco della partita di mercoledì scorso contro la Virtus. La foto in questione ritrae il momento successivo alla realizzazione di una tripla da parte di Marco Allegretti. Di prima impressione sembrerebbe proprio Marco il protagonista della scena. Posto al centro della foto, di spalle all’obbiettivo, s’intuisce come il buon Marco da Varese rispecchi la sua gioia nell’esultanza del pubblico. Ed è così! Ma la magia di questa foto in una forma dinamica e inattesa tradisce subito l’impressione iniziale. L’immagine di Allegretti si sfoca e i i dettagli balzano in primo piano prorompente. Per un attimo consegnato alla storia, è il pubblico esultante che guadagna la scena in una teoria di entusiasmi “sfolgoranti”. Un muro di gente d’ogni età, pugni protesi verso il cielo, meraviglia, gioia e un candore genuino, vero, senza edulcorazioni e filtri di sorta. Sulla destra ecco l’arbitro, statuario, che segnala al tavolo il canestro da tre, ma che, al contempo, appare in un movimento di braccia perfettamente sincrono a quello del pubblico. Bene, questa fotografia, a mio personalissimo avviso, esprime molto più di tante parole la magia unica della pallacanestro. Come in uno specchio, tutta la bellezza del basket è riflessa dai gesti e dai volti di un pubblico che è così vicino al cuore del gioco da esserne parte integrante. Se tra mille anni la storia avesse posto nell’oblio la pallacanestro e qualcuno riscoprisse questa foto, in un lampo potrebbe cogliere il significato e l’estetica del gioco più bello e appassionante che sia mai stato inventato.   

Mercoledì scorso, la magia del basket pervadeva, forse come non mai, il PalaTricalle e un’energia positiva attraversava l’ambiente. Tutti, a fine gara, nonostante l’amarezza di una “quasi vittoria” scivolata via dalle mani in un epilogo sfortunato, proprio tutti, hanno applaudito con grande trasporto i giocatori. Ma, forse, quell’applauso era più in generale rivolto a sé medesimi, come una sorta di ringraziamento collettivo per aver vissuto un momento speciale come è quello di “sentirsi al posto giusto nel momento giusto”. Purtroppo, la condivisione di un trasporto o di una passione collettiva, è un momento di grande bellezza ma fragile e raro. Noi possiamo dire di averlo vissuto e segretamente speriamo di poterlo rivivere a breve, magari sin da domani nella gara di Piacenza, magari con un epilogo a lieto fine.

 

FURIE COMMUNICATION AND PRESS OFFICE MANAGER

MASSIMO RENELLA