Marco is back!

MARCO ALLEGRETTI

I fulmini colpiscono i monti più alti. (Orazio, Odi, 2,10,11-12).

La parola ritmo viene dal greco “rhythmos" e vuol dire "movimento, flusso". C'è ritmo in ogni arte, non importa che tu sia un pittore, un musicista o un giocatore di pallacanestro: il ritmo c'è e tutti ne sentiamo il richiamo. Non importa quale sia il tuo ritmo, sarà il ritmo a guidarti, lasciati andare e seguilo. Quando la tua squadra preferita troverà il giusto ritmo in campo, la vittoria sarà assicurata. 

Marco Allegretti aveva smarrito il suo ritmo, inutilmente lo aveva cercato per settimane, mesi. Niente da fare, quel ritmo che lo aveva accompagnato per un’intera carriera, come era venuto così era scomparso, all’improvviso, senza una ragione, senza un rumore. Le gambe erano diventate legnose e le mani rigide e prive di sensibilità, i dubbi avevano preso il sopravvento sulle certezze. La musica si era persa nel vuoto, restavano solo echi lontani. Era come se improvvisamente il beat si fosse spento in gente come Miles Davis o Charlie Parker. Incredibile ma tutto dannatamente vero. Dopo un precampionato in grande spolvero, Marco aveva visto restringersi, centimetro dopo centimetro, il diametro del canestro e con esso anche la fiducia in se stesso. Di solito sono cose accadono per una gara o due, poi torna il ritmo di sempre e con esso ritrovi armonia e confidenza con il gioco e con …il canestro. “Nada de nada!, un intero girone d’andata percorso alla vana ricerca degli automatismi di sempre. In campo Marco sembrava evanescente, come svuotato, privo di energie. Soffriva in silenzio, non è mai stato nelle sue corde esternare platealmente la rabbia. Tornava in panca e sedeva senza mostrare apparenti segni di stizza. Durante la settimana poi continuava ad allenarsi, come sempre, più di sempre. Qualcuno, diverso da lui, avrebbe imprecato alla malasorte, al destino, agli dei del basket, malevoli e irriconoscenti. Marco no, celava tutto dentro con quella sofferenza interiore tipica di chi non ama essere plateale e ha pudore dei propri sentimenti. In molti, in tanti, forse in troppi, lo davano per finito, lo vedevano ormai giunto al capolinea. Sunset Boulevard, fine corsa, si scende! Marco Allegretti come Gloria Swanson, Massimo Galli nella parte di Erich von Stroheim. Poi, quando ormai tutti concordemente attendevano i titoli di coda …

È storia di ieri, quarta frazione di gioco, Ferrara recupera e impatta a -5’54” dalla sirena sul 70-70. Chieti soffre a trovare la via del canestro ma Mortellaro, nelle vesti di Arsén Lupin, ruba palla, strappandola letteralmente dalle mani di Bowers e porgendola a Piazza. Il sergente la scarica subito a Golden che a sua volta vede libero alla sua destra Allegretti e lo serve. C’è un’autostrada libera in direzione del ferro e Marco senza indugi ci si lancia in terzo tempo. Ed io, lo giuro, in quel preciso momento, non un attimo prima e non un secondo dopo, avverto distintamente un click. Improvvisamente le tenebre si dissipano e torna la luce. È una visione, la mia, ma a me sembra di (ri)visto in azione il signor Julius Erving, il caro vecchio Doctor J. Uno due e … bam! Il compasso di Marco-Julius è chilometrico e il suo braccio si alza 50 centimetri oltre il ferro. Un fulmine accecante e ci sentiamo tutti come cantano gli ACDC: “Yeah Oh, thunderstruck, yeah! Now we're shaking at the knees”. Non è una schiacciata, è molto, molto di più. Ferrara non fa più paura, Allegretti is back! La gola brucia per il troppo urlare, c’è appena Il tempo di tornare a sedere e riprendere fiato, perché Marco piazza una tripla “spezza-partita”. Ferrara è in ginocchio, Marco is back! Alla fine saranno 11 i punti a referto ma a nulla importano le cifre del suo scouting. Marco ci ha fulminati e l’emozione più bella è quella di vederlo lottare con le gambe e lo spirito di un ragazzino. Inceneritie e andate in fumo tutte le ubbie e le paure. Marco è tornato e solo questo conta. Si va da lì alla fine in un soffio, la scena è tutta per lui che saltella felice come un ragazzino. È festa, l’incubo è finito, go Marco go, hai ritrovato il tuo ritmo, lasciati andare e seguilo. Quando troveremo tutti insieme il giusto ritmo, la vittoria sarà assicurata. “Could I come again please? / Thunderstruck, thunderstruck / Yeah yeah yeah, thunderstruck / Said yeah, it’s alright/We’re doing fine/Yeah, it’s alright / We’re doing fine/Thunderstruck, yeah, yeah, yeah/Tunderstruck, thunderstruck”. 

FURIE COMMUNICATION AND PRESS OFFICE MANAGER
MASSIMO RENELLA