Paffoni FHL group - Campioni Coppa Italia 2018

Il 4 marzo è una data che entra di diritto nella storia della Fulgor. Sei anni dopo Castellanza, Ugo Paffoni può alzare al cielo un altro trofeo.  Bello, anzi bellissimo, che il successo sia arrivato al PalaTriccoli, laddove era cominciata la discesa agli Inferi, con la sconfitta nei play-out con Jesi. La nuova alba rossoverde è magica:  il classico romanzo con il lieto fine. Perchè l'avventura era cominciata in maniera complicata, con il viaggio della tregenda, durato 16 ore, tra neve, ritardi e cambi di mezzi di trasporto e l'arrivo a Fabriano in hotel alle tre di notte. Il primo tempo di sofferenza con Pescara, poi il crescendo rossiniano ed il primo mattoncino messo. La semifinale con San Severo, vera partita da play-off: tesa, sporca, piena di errori, ma con la Paffoni ancora una volta a sprintare nella maniera giusta ed a conquistarsi la finalissima. Le due super corazzate una di fronte all'altra: la Cento dei Vico, dei Cantone, dei Rizzitiello e dei Benfatto. Messa in scacco con la solita asfissiante difesa, marchio di fabbrica ed emblema di questo gruppo. Un gruppo che non molla mai, che non si piange addosso, che da agosto supera difficoltà ed infortuni insieme. Ed il merito di tutto questo è soprattutto del condottiero Marcello Ghizzinardi. Un uomo vero: mai un alibi, come insegna l'immenso Julio Velasco. Mai una scusa, mai una parola fuori dal contesto. L'uomo giusto al posto giusto, l'uomo che Omegna ha adottato ed ama in maniera viscerale. Come è amore vero per una squadra trascinante, che sul parquet getta sempre il cuore oltre l'ostacolo: lo sanno i circa duecento tifosi che ieri si sono sobbarcati quasi 600 kilometri per essere partecipi del trionfo. Per la verità nelle Marche qualcuno c'era già da venerdi, a dispetto di autostrade chiuse e viaggi interminabili. Bello, anzi bellissimo, che alla premiazione ci fosse ieri la mamma di Matteo Bertolazzi, abbracciata da Michele Burlotto, l'uomo che ha costruito una Fulgor davvero superba e senza apparenti punti deboli. Le lacrime della mamma di Matteo, sotto la curva intitolata a suo figlio, unite alle lacrime di commozione di chi la Fulgor la segue da sempre, sono una meravigliosa immagine di sport, sentimento e passione.