Ramagli: “Domani in campo con Piacenza, intorno chi ci ama a prescindere"

Alessandro Ramagli, alla vigilia dell’inizio del campionato di Serie A2 Citroen e della prima sfida fra le mura di casa (Unipol Arena, domani con palla a due alle 18) con l’Assigeco Piacenza, fa il punto della situazione di Virtus Segafredo, e i conti con lo stop di Klaudio Ndoja, che nell’allenamento di mercoledì pomeriggio ha dovuto interrompersi per una distorsione alla caviglia.

“Siamo all’inizio di un campionato duro, e da parte mia c’è grande curiosità dopo quaranta giorni in cui abbiamo cercato di avere un’identità e una struttura costante, perché un gruppo nuovo prendesse abitudini significative: improvvisamente, in quattro giorni abbiamo dovuto stravolgere tutto a causa dell’infortunio a Ndoja e per questa prima partita con Piacenza dovremo abituarci al volo a una struttura diversa. Klaudio ha specificità determinate, che appartengono a lui solo, è chiaro che la squadra dovrà trovare altri equilibri. Ma fa parte dello sport, e del processo di crescita. Dovremo capire come muoverci con assetti diversi. Quello che non deve cambiare è lo spirito, l’atteggiamento, dal modo di stare in campo all’approccio emozionale”.

Di fronte, un team ben assemblato e che verrà subito a cercare di dimostrarlo.

“L’Assigeco mi sembra una squadra costruita in modo abbastanza tradizionale, con due americani molto importanti, giocatori che vengono dalla categoria superiore, qualcuno d’esperienza in Serie A2 e alcuni giovani da lanciare. Alle spalle una società che ha avuto un terremoto strutturale, trasferendosi da Casalpusterlengo a Piacenza, e giocherà in un contenitore molto più ampio. Che ha un po’ cambiato le strategie, mettendo in piedi una prima squadra significativa, che possa fare da guastafeste in campionato, strizzando l’occhio alla zona playoff”.

La prima volta, ufficialmente, sulla panchina della Virtus. Perché da domani la preseason conta il giusto, si comincia a giocare per la classifica.

“Emozioni personali? Oggi no, domani certamente sì, e saranno concentrate nei momenti che precedono la palla a due, perché in quel momento tutto viene stemperato e si pensa a quello che succede in campo. Il precampionato è stato positivo, ma lo azzeriamo nel momento in cui contano i due punti. Conta il modo in cui si è stati sul campo, e credo che lo abbiamo fatto con più precisione e concretezza di quanto mi aspettassi. Ora dovremo dimostrare la stessa faccia in una situazione diversa da quelle che sono le amichevoli. Nel precampionato si costruisce nella quiete, in campionato si deve continuare a costruire, ma con molta meno quiete, e una sconfitta o una vittoria lascia strascichi emozionali. Le amichevoli mi hanno dato risposte, più che sorprese. Sapevo che nel gruppo c’erano giocatori con qualità e conoscenze importanti, certamente in grado di creare un  flusso di gioco offensivo, rimediando a quei problemi difensivi tipici di questo periodo di preparazione. Diciamo che sono rimasto piacevolmente sorpreso dai miei giocatori. Non stupito, perché quando li vedi ogni giorno in palestra non ti stupisci come chi magari li vede ogni due settimane. Il modo in cui stanno insieme ti dà già risposte”.

Cambiamenti pratici, considerato il tassello mancante?

“Domani certamente Rosselli in posizione di quattro sarà una deriva quasi obbligatoria, sapendo che Ndoja è fuori. Michelori e Lawson insieme li vedremo, anche se fin qui è successo poco. E anche Oxilia slitterà dalla posizione di “tre” a quella di “quattro”. Un’altra parte del gioco che esploreremo è l’uso di Danilo Petrovic, che in allenamento è il giocatore che gioca contro Ndoja. Dovremo verificarlo, naturalmente, in partita”.

L’avvio di campionato sulla carta viene considerato favorevole. Tre in casa su quattro, e la trasferta è dietro l’angolo. Ma per il timoniere bianconero non è una questione di vantaggi o svantaggi chilometrici.

“Abbiamo lavorato per essere noi stessi ogni giorno, in ogni partita. E se devo dirvi tutta la verità, io credo che chi dice che ha lavorato per partire forte spara… c…ate, così come chi dice che alla prima giornata di campionato non è pronto perché la squadra sarà pronta più avanti. La verità è che bisogna avere un’identità di squadra già dal 2 ottobre, perché così sta scritto sul calendario. Non c’è nessuno che vuole perdere ora e vincere più avanti, così come nessuno vuole partire fortissimo e poi saltare per aria dopo dieci giornate. Può succedere perché succede, ma oggi negli sport di squadra la preparazione fisica è tale per cui devi mantenere un livello di condizione mediamente costante per tutta la stagione, sapendo che ci sono delle curve che ti permettono di avere un po’ di più e un po’ di meno. Sarebbe gravissimo avere tutto subito e niente dopo”.

La prima alla Unipol Arena, dopo quello che è successo nella passata stagione, è anche il termometro dell’amore e dell’umore dei tifosi.

“Noi abbiamo cercato il contatto con il nostro popolo, con le persone che ci sono vicine. La mia sensazione è che la ferita della retrocessione sia ancora aperta, ed è più che normale che sia così. Però ho la sensazione che si stia iniziando a guardare oltre. Dunque, mi aspetto che domani ci siano quelli che che hanno voglia di starci vicino, e quelli che ci saranno si faranno sentire. Ci sarà lo zoccolo duro, chi vuole bene alla maglia nera con la V sul petto e ci sarà sempre, a prescindere. Strada facendo, dovremo cercare di conquistare o riconquistare più gente possibile alla nostra causa”.