Serra vs Nanni: l'intervista doppia agli assistenti allenatori dell'Unieuro

Li vediamo in panchina la domenica, con lo sguardo fisso sui particolari della partita e attenti ad ogni dettaglio. Nel quotidiano sono una spalla fondamentale per coach Dell’Agnello, e nella vita privata ammettono di non avere tempo libero ma di sognare in grande. Tutto questo con l’emozione e l’orgoglio di essere assistenti alla Pallacanestro 2.015. Andiamo a conoscere Alberto “Pomo” Serra e Francesco “Franz” Nanni, gli assistenti allenatori della Pallacanestro 2.015!

–              Qual è il tuo ruolo nello staff di Dell’Agnello?

ALBERTO: Vice allenatore, che vuol dire tutto e niente. Da pulire il campo se qualcuno cade ed è bagnato per terra a dare qualche suggerimento utile e non banale a Sandro o ad un giocatore. Bisogna essere pronti a fare qualsiasi cosa e farla sempre con entusiasmo.

FRANCESCO: Sono incaricato nello scouting degli avversari: studio i giochi e le loro caratteristiche individuali. E poi tutto c’è tutto il lavoro quotidiano, il lavoro individuale con i più giovani e il condividere tutto con lo staff e il capoallenatore.

–              Perché hai scelto di fare l’allenatore?

A: Ho sempre pensato di farlo, anche quando giocavo ho sempre avuto l’idea di poter fare un giorno questo lavoro. Mi piace gestire persone e condividere realmente momenti con loro.

F: Ho iniziato a giocare a basket abbastanza tardi, a 13 anni, e mi mancava tutta la parte dei fondamentali. Grazie ai miei coach, in particolare a Mario Santarelli, mi è venuta questa passione con l’obiettivo di trasmettere ad altri ragazzi quello che loro hanno trasmesso a me.

–              Ti piace di più allenare un giovane o un giocatore d’esperienza?

A: Ci sono pregi e difetti in entrambi i casi. I giovani sono più pronti ed assorbono subito perché hanno meno retaggi mentali ad accettare novità e, spesso, vedi subito i progressi; i giocatori d’esperienza sono, alcune volte, più restii e più legati alle loro abitudini. Se riesci però a convincere un giocatore d’esperienza che gli stai insegnando la cosa giusta e lui la fa sua, la soddisfazione è grande comunque anzi…

F: Entrambe le cose! Ad un giovane puoi dare tanto, e al tempo stesso dai giocatori di esperienza ho imparato tanto in questi anni.

–              La prima cosa che pensi appena finita la partita?

A: Cerco di prendermi almeno 5’ dove provo a vedere la partita da lontano e quindi penso “Non farti trascinare dalle emozioni e soprattutto dal risultato, cerca di pensare una cosa costruttiva e utile da dire allo staff”. Soprattutto da vice devo vivere la partita con un po’ di distacco, per quanto mi è possibile, per vedere di dare una mano e non farsi trascinare dalle emozioni.

F: Penso già a quella dopo! Ormai quella si è già giocata e a prescindere dal risultato, bisogna guardare avanti…

–              La partita che non scorderai mai?

A: Gara 3 semifinale San Vendemiano- Bertinoro quando ero capo allenatore, e Recanati-Unieuro del primo anno di serie A. Ho ancora i brividi a pensare al nostro ingresso in campo e l’accoglienza dei nostri tifosi venuti in trasferta.

F: Vittoria in casa contro Jesi, l’antivigilia di Natale. Era il mio primo anno da assistente allenatore e vincemmo con un canestro di Naimy da metà campo…Bella partita!

 –              Rapporto assistente-giocatore: come deve essere?

A: Modulato in base ad ogni giocatore ma sempre sincero e franco. Il mio mantra è che devo risolvere i problemi e non crearli. Devo essere di sostegno ai ragazzi rimanendo sempre coerente e onesto.

F: Onesto e diretto, con possibilità di confronto. L’assistente allenatore può accettare una domanda che magari al capoallenatore non arriverebbe.

–              Sotto di 2 e con la palla in mano per l’ultimo attacco: tiri per pareggiare o per vincere subito?

A: Prendo quello che viene, sperando nel miglior tiro possibile e che soprattutto vada dentro.

F: Tiro per vincere subito! Ci sono ragioni matematiche dietro questo, ma anche come filosofia…

–              “Le partite si vincono con la difesa”. “Giochiamo per fare un punto più dei nostri avversari”: da che parte stai?

A: La prima alla grande anche se naturalmente è una esagerazione.

F: Tutta la vita la prima: attacco e difesa sono più collegati di quando sembri però…

–              Cosa significa per te allenare la Pallacanestro 2.015?

A: Un privilegio e una grande soddisfazione. Mi rendo conto di essere una persona fortunata: sono nella squadra della mia città insieme a persone che mi fanno crescere sia sotto il profilo cestistico che umano e al tempo stesso so che ci sono tante persone che vorrebbero essere al mio posto.

F: È un’emozione. Sono arrivato qui dopo avere fatto per tanti anni il settore giovanile. Rappresenta il coronamento di una parte del mio percorso, ma anche un punto di partenza per fare tante cose nel mondo del basket.

–              Giacca elegante il giorno della partita o in tuta da allenamento???

A: Via di mezzo: direi giacca e jeans però capisco che ad un certo livello sia giusto presentarsi il più eleganti possibili…direi che questo anno siamo al top grazie a Cristina si Zoe!

F: Posso scegliere jeans e giacca?!

IL RAPPORTO TRA LORO:

–              Chi dei due sa meglio l’inglese?

A:  5-1 Fra: ho fatto un goal solo perchè sto studiando e piano piano miglioro, ma lui è bravissimo.

F: Io, nettamente!

–              Chi dei due gioca meglio a basket?

A: 10-0 io, non c’è partita. Ho appena vinto una gara ai liberi contro lui e Giovanni.

F: Pomo, nettamente! E glielo invidio molto… è stato un gran giocatore.

–              Pregio e difetto dell’altro?

A: Ha una gran passione e gran voglia di imparare, pensa al basket 24 ore su 24. Il difetto è che è un po’ disordinato e detto da me vuol dire che lo è parecchio ;-)))

F: Il suo pregio è che posso imparare molto dalla filosofia con cui lui si approccia al basket, in particolare nella relazione con i giocatori. Il difetto è che è molto vecchio, non possiamo fare serata insieme…

–              Cosa gli ruberesti?

A: L’età.

F: La capacità di incastrare tutto quello che fa nel suo tempo, è incredibile come riesca a fare il prof ed essere con noi a tempo pieno.

LA VITA EXTRABASKET:

–              Cosa fai nel tempo libero?

A: Tempo libero?!?!? Cerco di stare il più possibile con la mia famiglia.

F: Quale tempo libero??? Sto con i miei amici, mi piace informarmi su quello che succede nel mondo, leggo giornali e libri, sto aggiornato con i tempi.

–              Il tuo idolo da bambino

A: Larry Bird, feci l’esame di maturità con la sua canottiera dei Boston sotto la camicia.

F: Era Totti quando ero piccolissimo! Nel basket Manu Ginobili.

–              Piadina o cappelletti?

A: Lasagne di mia suocera.

F: La piadina, non c’è dubbio.

–              La vacanza ideale: mare, montagna o città d’arte?

A: Ovunque, basta viaggiare con la mia famiglia.

F: La montagna. Ho la casa a Canazei, il mio posto preferito dove stare in vacanza.

–              Un modello: allenatore, giocatore, personaggio famoso. C’è qualcuno al quale ti ispiri?

A: Naturalmente dal punto di vista tecnico- tattico c’è da imparare da qualsiasi allenatore di alto livello e devo dire che a Forlì in questi anni ho avuto ed ho dei bei modelli dai quali imparare. Poi cerco sempre di fare mie le cose che imparo e di essere me stesso quando le propongo agli altri.

F: Tante persone mi ispirano e vorrei rubare loro qualcosa, nel mondo del basket e non solo. Alla fine però cerco di essere me stesso per prendere qualcosa da più parti e migliorarmi.

–              Facciamo un salto nel futuro: come ti vedi tra dieci anni?

A: Ovunque sarò mi vedo purtroppo invecchiato ma sempre carico e positivo: GENTE CHE NON MOLLA MAI. Dal punto di vista professionale mi piacerebbe molto rimanere nell’ambiente della pallacanestro professionista.

F: Spero di continuare a fare questo lavoro e trasformarlo nel lavoro della mia vita, con una famiglia. Spero di essere capoallenatore al più alto livello possibile.