Agrigento: Il pesce profuma dalla testa (di Franco Ciani)

L’inconfondibile rumore di un tappo che salta, il tintinnio di calici colmi di bollicine e speranze, il vociare festoso di persone care pronte a offrire il proprio augurio sincero in cambio di un abbraccio, un bacio ed un sorriso che rappresentino stima, affetto, ottimismo e fiducia, ma anche condivisione di momenti ed esperienze: ecco la colonna sonora di quel momento, apparentemente sempre uguale ma di fatto con sfumature sempre uniche, nel quale un anno se ne va con il suo bagaglio di ricordi e l’altro inizia portando in corredo aspettative, desideri e nuove energie per poterli realizzare.

Anche quest’anno per noi c’è stata la possibilità di vivere questo momento di passaggio tutti insieme, in una comunione di sensazioni che non poteva essere completamente disgiunta da una sorta di amarcord di tutto ciò che ci ha accomunato in dodici mesi vissuti tutti di un fiato più di quanto si possa immaginare.

C’è stato lo spazio per ricordare alcune situazioni piacevoli, altre divertenti, così come per richiamare alla memoria attimi di difficoltà e intime soddisfazioni, in un susseguirsi di istantanee raccolte in un album che farà sempre parte della nostra vita professionale e non solo.

In quell’area dai contorni ancora poco definiti che si espande tra il girone di andata appena conclusosi e quello di ritorno il cui primo atto bussa ormai alle porte, ecco prendere forma e vita ipotesi e teorie su un cambiamento straordinario del nostro atteggiamento sul campo, straordinario per quanto è stato repentino e radicale, al punto da non trovare facile spiegazione in sede di valutazione, analisi e bilancio.

Il giusto angolo di visuale, probabilmente, è quello che trae origine da piccoli segnali lanciati e raccolti in diverse occasioni durante il momento più difficile, segnali elaborati da menti aperte, pronte al confronto e assolutamente indirizzate verso una soluzione da trovare piuttosto che verso una passiva e rassegnata attesa di eventi capaci di regalare una via di uscita, magari anche a scapito di qualche membro del gruppo.

Nel preciso istante in cui la totalità del gruppo ha potuto prendere coscienza di quanta qualità e valore ci fossero all’interno della squadra e di quanto tutto questo potesse essere efficace se riversato con unità di intenti e di volontà sul campo di gioco, ecco che stima, fiducia, capacità e condivisione sono esplose con il massimo della potenza.

I piccoli adeguamenti al sistema di gioco cercati e assimilati in questo periodo non sono da soli valida motivazione di una crescita così marcata, ma certo hanno preso vigore da un salto di qualità dell’atteggiamento dovuto proprio alla ritrovata mentalità.

Parafrasando un noto detto popolare verrebbe da dire che “il pesce profuma dalla testa”, o meglio dalle teste di un gruppo di uomini veri che hanno voluto pensare allo stesso modo ed in assoluta sincronia, non perché spinti a questo da folate di vento esterne, ma per una sorta di dovere morale e professionale nei confronti di sé stessi, degli altri membri del gruppo e di coloro che in quel momento continuavano a soffrire nei più disparati modi per le nostre difficoltà ed imperfezioni e che oggi gioiscono con sincerità e senza opportunismi stucchevoli.

Ciò non vuol dire che ci si possa ritenere ormai imbattibili, ma certamente chi vorrà fermare la nostra rincorsa verso le poltrone più nobili di questo campionato dovrà, oggi, fare i conti con una consapevolezza diversa che ognuno di noi ha non solo delle proprie qualità, ma anche di quelle del gruppo e di ogni singolo componente dello stesso.

Il linguaggio tecnico domenica dopo domenica si conferma essere cosa comune, ed anche la capacità di esprimersi compiutamente ed efficacemente in quella… “lingua” cestistica nonostante gli eventi delle singole gare tolgano di partita in partita uno dei membri del gruppo, senza ombra di dubbio ha rappresentato una ulteriore presa di coscienza di come da oggi si potrà contare su tutti con il massimo della fiducia.

Essere ripartiti dopo Treviglio spostando la nostra attenzione sulle qualità e non sui limiti, assoluti o temporanei che fossero, sul segno “più” piuttosto che sul “meno”, ha dato il via a questo processo in modo assoluto, quasi in ossequio alle parole di Khalil Gibran:

“Cerca di trovare quanto di meglio c’è in una persona e diglielo… Tutti possiedono qualcosa che merita di essere lodato. Le lodi significano comprensione… Impara a vedere la grandezza del tuo prossimo, e vedrai anche la tua”.

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