Torino, l'impresa ed i vietcong di Franco Ciani

Franco Ciani, grande soddisfazione ed anche divertimento, domenica scorsa, nella Torino dimezzata che batte la capolista Vanoli, sin lì perfetta.
“Moltissimo divertimento. In primis, perché abbiamo vinto. E non c’è nulla di più bello. Poi nell’osservare la mentalità di questo gruppo. Ogni giorno arrivava una notizia peggiore di quella prima, ma nessuno si scomponeva. Poi abbiamo giocato una buona partita. Il timore era di prenderne trenta e quello non l’avrei comunque accettato. Ma mettendo assieme tutte le note positive, perderla all’ultimo tiro ci poteva stare”.
Ad ogni allenamento ci si ritrova uno in meno. I nuovi esami di Taflaj, gli esiti della scavigliata di Jackson, poi perdete pure Vencato e De Vico. E cosa accade in un gruppo?
“Nessuno è mai trasceso in fatalismo o rassegnazione. Quando si è capito che avremmo giocato in cinque, il mantra è diventato “restiamo attaccati fino alla fine e poi la vinciamo noi”. I ragazzi ne erano davvero convinti”.
E lei quando ha pensato che si potesse fare davvero?
“Sul +13 a metà dell’ultimo quarto. Arrivandoci, tra l’altro, senza problemi di falli, cioè con la notizia che i cinque avrebbero terminato la partita”.
Tanta zona, solo zona, o qualcos’altro?
“Di tutto un po’. Diciamo una difesa basata su un caos tattico organizzato”
Ma anche il caos non si improvvisa in cinque giorni.
“Su certe situazioni stavamo lavorando da un po’ di tempo, la settimana ci ha costretto a metterle già dentro come priorità”.
Lei non è uno zonista, tutt’altro.
“Di solito passo per quello degli 8 minuti a zona. Ma in una stagione”.
Non ci crede?
“La zona è una alternativa tattica che sicuramente toglie all’avversaria ritmo di gioco e riferimenti. Ogni squadra però ha 2-3 attacchi alla zona, e molti di più contro la uomo. Se gli avversari fanno fatica, puoi anche tenerla. Ma non troppo a lungo. Difficile che regga”.
Quali sono i punti deboli?
“Una squadra ben organizzata trova la chiave per batterla. Chiaro, se tiri con il 60% da 3 non hai problemi. Ma non bisogna banalizzare, l'attacco alla zona non è solo tiro perimetrale. Ad esempio soffre i tagli, perché ci sono situazioni sul campo dove è difficile responsabilizzare i tuoi giocatori disposti a zona. Come accade al rimbalzo difensivo. Per questo abbiamo dovuto fare adeguamenti sulla pericolosità di Cannon e Eboua”.
E Cremona come l’avete attaccata, in cinque?
“Un po’ come facevano i vietcong, colpisci e sparisci. Cercando di non dare mai troppi riferimenti. Altrimenti saremmo stati spacciati”.
Come cambia la psicologia del giocatore che, da un “faccio 0/2 ed una persa e mi toglie”, passa a “anche se faccio 0/2 ed una persa e resto in campo?”
“La certezza di avere tante opportunità nel corso della gara toglie pressione sulla singola giocata. L’errore pesa meno. Hai meno ansia. Mentre serve massima concentrazione su altri aspetti del gioco”.
Tipo?
“Gestione delle energie e dei falli. Ad esempio con aggiustamenti sui pick-and-roll, meno aggressivi sul palleggiatore, lavorando sul rollante, evitando di esasperare contatti inutili”.
In panchina c’erano comunque Vencato e De Vico.
“Hanno avuto un ruolo anche loro, come fossero aggiunti allo staff, nel dare consigli utili a quelli che giocavano”.
Cambia anche la gestione dei timeout.
“Meno messaggi, molto fluidi. E poi invito a prendere fiato. Soprattutto nel secondo tempo, un paio sono serviti esclusivamente a quello”.
Come ha vissuto il pubblico di Torino questa domenica?
“Sono arrivati chiedendosi a che minuto sarebbe arrivata la burrasca. Poi, visto che tenevamo botta, il contributo è stato sempre più caldo. Si sono immedesimati nello sforzo dei ragazzi, dandoci una mano importante di energia quando la nostra iniziava a scarseggiare”.
Dove mette questa vittoria, nella sua bacheca?
“Non vale un campionato vinto o l’emozione di giocare un playoff. Ma per la particolarità del contesto va sicuramente al primo posto. Anche perché avere questa compattezza del gruppo dopo un solo mese di campionato non è frequente”.
Vi sarete giovati dell’onda lunga della vittoria di Treviglio, quando già Taflaj era fuori e nel secondo quarto si è aggiunto Jackson.
“La vittoria di Treviglio ci ha aiutato nel prendere consapevolezza della nostra qualità. Il saper approcciare l’emergenza. Creando il clima giusto per affrontare le avversità che sarebbero arrivate in settimana. Avessimo perso a Treviglio, ogni sfiga sarebbe stata un macigno”.

Stefano Valenti
Area Comunicazione LNP

Credito immagine: LNP foto/Basket Torino/Bertagnoli