Baltur, a Cento l'inno si canta!

Mentre in casa Baltur ci si appresta ad affrontare il primo turno infrasettimanale stagionale, il nostro collaboratore Alessio Atti ha intervistato Franco Roncarolo, maestro di canto centese e principale artefice di una della più apprezzate novità dell’anno, quella per la quale l’inno nazionale che precede ogni partita giocata dai biancorossi al Pala Ahrcos non viene diffuso dagli altoparlanti dell’impianto ma viene eseguito da un interprete che cambia di volta in volta (https://www.youtube.com/watch?v=jxGCC2nuF2I&feature=youtu.be).
Franco partiamo subito dalla tua sfida, ossia quella di far cantare l'inno nazionale prima della partita. Lo sai, vero, che in Italia non lo fa nessuno?
«A dir la verità, a questo non ci avevo proprio pensato. Tutto è nato dopo la prima giornata di campionato: mi sembrava assurdo e riduttivo, che mille persone ascoltassero in silenzio la registrazione del nostro inno nazionale, come se fosse un obbligo da subire passivamente. L’idea poi è nata quasi per caso, parlando con Andrea Merighi. Lui sa che insegno canto, e allora ne ho approfittato per suggerirgli di far eseguire l’inno in una versione a cappella, facendolo interpretare a rotazione dai miei ragazzi e ragazze.».
Fra l'altro, recentemente, abbiamo avuto conferma che l'idea ha riscosso successo non solo fra il pubblico centese, ma anche ai piani alti.
«Questo lo spero, ovviamente. Mi hanno detto che un commissario era entusiasta, l’ha trovato un ottimo modo per rivalutare l’inno e quel preciso momento del pre-partita. Anch’io penso che così sia possibile ottenere diversi risultati importanti: prima di tutto, creare un momento di spettacolo e show per la Benedetto, oltre a concedere un’opportunità ai ragazzi che frequentano i miei corsi, per farsi apprezzare davanti ad un pubblico così numeroso... E poi, perché no, anche per far conoscere questa nuova scuola di canto.».
Infatti noi siamo curiosi: in due parole, cos'è “Vocal Coach” e in cosa consiste il tuo lavoro?
«Ti rispondo con tre parole: facilità, naturalezza, libertà. Con il tempo ho elaborato e brevettato un metodo chiamato “Free your voice”, con il quale insegno “cosa non fare”, evidenziando quindi gli errori e cosa si fa in più di sbagliato. Non è diverso dai soliti metodi, è proprio l’opposto! Quando inizio ogni lezione, chiedo sempre di non focalizzarsi sul come cantare: meno si pensa ai singoli aspetti tecnici, meglio è. Ti faccio un esempio con il mondo del basket… Immagina se un giocatore dovesse, ogni volta che si appresta a tirare, pensare esattamente alla dinamica ed ai relativi movimenti da eseguire: quando saltare, quando alzare simmetricamente braccia e pallone, quando e come rilasciare il tiro… In realtà, tutto deve avvenire in maniera naturale e spontanea, affinché il gesto sia il più fluido possibile. Solo così ci si potrà concentrare sul canestro da realizzare. Poi chiaramente ci devono essere i fondamentali, ci mancherebbe, ma con il canto e la voce ognuno deve crearsi il proprio percorso, personalizzandolo come più gli si addice.».
Adesso faccio un po' lo gnorri, perché io ti ricordavo tifoso della Centese... Quindi, al Pala Ahrcos, come ci sei arrivato?
«Dici bene, per 15 anni ho seguito la Centese in lungo e in largo, poi mi sono allontanato per diversi motivi, complici anche i numerosi impegni che cominciavo ad avere. Invece nella scorsa primavera ho deciso finalmente di rimettere piede dentro al palazzetto, dopo tantissimi anni: è stato per i play-off, e mi sono subito fatto coinvolgere dall’atmosfera. Decisamente un altro ambiente rispetto al calcio, qui ho trovato dei tifosi incredibili, non smettono mai di incitare la squadra e hanno pure realizzato delle coreografie bellissime… E poi ho scoperto che il basket mi piace e mi diverte, tanto che quest’anno assieme a mia moglie abbiamo deciso di abbonarci, ringraziando soprattutto chi mi sta intervistando adesso e sta facendo spudoratamente lo gnorri...».